Fin dai primi colloqui N. M. ripone molte speranze nel fatto che possa raggiungere i suoi obiettivi con la riabilitazione e la psicoterapia. Si concorda come obiettivo la riduzione, se non la scomparsa, degli episodi di comportamento impulsivo.
Il paziente condivide con la terapeuta gli obiettivi terapeutici e il programma degli interventi per realizzarli.
Iniziata la terapia, il paziente si presenta sempre regolarmente agli appuntamenti con la terapeuta verso la quale manifesta più volte la sua gratitudine, attribuendo solo a lei e non a sè i cambiamenti positivi che ottiene. La terapeuta a sua volta, sistematicamente ed empaticamente, fa rilevare a N.M. che i cambiamenti che ottiene dipendono dalla sua capacità “di cambiare”.
Con il trascorrere del tempo la cooperazione si rinforza gradualmente grazie alle modificazioni che N.M. nota nel suo comportamento e che lo rendono sempre più consapevole e soddisfatto di se stesso. Si stabilisce quindi, abbastanza presto, una buona alleanza terapeutica, essenziale per un buon esito del lavoro terapeutico.
All’inizio N.M. non riesce neanche a parlare di certi suoi episodi di rabbia ed impulsività per l’imbarazzo che prova. Riconosce che gli stati emotivi sono simili a quelli che ha sempre provato ma la modalità con cui si presentano è ora diversa (“prima erano emozioni controllate, ora insorgono impetuosamente, sento solo il bisogno di agire…”). Le emozioni prevalenti sono la rabbia, il senso di trionfo dopo gli atti impulsivi, successivamente la vergogna, la paura è presente più di rado o forse N.M. non la individua correttamente perché ha paura di provare paura.
N.M. percepisce quindi le sue emozioni come incontrollate e negative, vorrebbe regolarle durante i suoi comportamenti esplosivi e non tollera di non essere in grado di farlo. Appare, quindi, necessario un intervento da parte del terapeuta di analisi e gestione delle emozioni di N.M.